Strascichi psicologici del Covid 19: bambini e adolescenti

Il periodo che abbiamo appena trascorso è stato per noi tutti sicuramente impegnativo e faticoso, per qualcuno drammatico, per altri meno intenso ma certamente per nessuno è passato inosservato. Le limitazioni alla propria libertà, il cambiamento delle abitudini, il bombardamento di notizie, la paura per se stessi e i propri cari, fino ad arrivare alla sofferenza fisica e al lutto sono le tematiche che ci hanno accompagnato in questi mesi bui.

Se per gli adulti queste tematiche possono risultare difficili e dolorose ma pensabili ed elaborabili, la situazione è risultata più difficile per adolescenti e bambini.

Gli adolescenti, proprio per il loro essere in una specifica fase evolutiva, hanno un estremo bisogno del confronto con i pari e questo è stato loro negato per molto tempo. Il rapporto con gli amici, a questa età, è necessario ai ragazzi per trovare se stessi nelle differenze e nelle somiglianze con gli altri, che permetteranno piano piano di definire la propria identità. A ciò dobbiamo aggiungere che l’idea della sofferenza del corpo e della morte sono tematiche più dolorose per l’adolescente che per l’adulto, poiché gli adolescenti hanno in un certo senso bisogno di metabolizzare un lutto evolutivo (quello dall’infanzia all’adolescenza che li condurrà all’età adulta) che si inscrive proprio nel cambiamento del corpo. Come può dunque un corpo appena “conquistato”, nuovo, con cui i ragazzi devono ancora imparare a convivere, essere mortale e sofferente?

Le conseguenze di questa fase possono essere quindi di tipo ansioso o depressivo, possono risultare evidenti con il rifiuto di uscire di casa o di riprendere una normale attività sociale, con sbalzi d’umore, con crisi di pianto, con un’aumentata reattività, con disturbi del sonno, alimentari, e tanti altri.

Per i bambini le conseguenze del periodo di emergenza sanitaria che abbiamo attraversato possono essere ancora più sfumate e aspecifiche, in quanto i bambini fanno più fatica ad usare i pensieri e le parole per tirare fuori le loro emozioni negative. Essi si sono trovati estraniati dai loro contesti sicuri e proiettati in un’incertezza che a questa età è ancora più faticoso reggere. Hanno probabilmente sentito notizie di morte, hanno imparato che fuori da casa ci possono essere nemici invisibili e quindi difficili da combattere, hanno dovuto interrompere i giochi con i coetanei e rifugiarsi in una casa in cui forse anche i genitori erano preoccupati e in cui hanno respirato un’aria di timore che ha caratterizzato la maggior parte delle famiglie italiane.

I piccoli possono perciò manifestare disturbi psicosomatici, del sonno, enuresi, disegni “strani”, irritabilità o apatia, paure nuove, fobie, oppositività, ecc. oltre che manifestazioni di tipo emotivo.

In questi casi è molto utile rivolgersi ad un professionista della salute mentale serio e preparato, affinché i nostri giovani e bambini possano trovare un sollievo rapido alle loro sofferenze e, di conseguenza, riprendere il corso del loro normale sviluppo evolutivo.

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