
Quando pensiamo all’assenza, di solito pensiamo a una persona. Una persona cara che non c’è più: è andata via, ci ha lasciati, per tanti motivi diversi. C’è chi ha cambiato città, ci sono relazioni amorose che si sono concluse, c’è chi sta attraversando un lutto, eccetera.
Ma le assenze che sentiamo non sono solo quelle delle persone: possono mancare momenti, attività, animali, oggetti, ritmi, abitudini, sensazioni.
Ciò che accomuna tutto ciò è costituito dal fatto che le assenze si configurano dentro di noi come presenze, nei nostri pensieri, nel nostro sentire, a volte nelle nostre parole. E così, a volte, quella persona assente si fa presente dentro di noi proprio mentre ne sentiamo la mancanza, quell’abitudine abbandonata si rifà viva proprio mentre riflettiamo su quanto sia strano averla perduta, quei momenti lontani ci mancano così tanto che tornano presenti più che mai in una forma trasfigurata di nostalgia e malinconia.
Non è scontato che le assenze portino con sè sentimenti di tristezza, ma spesso è proprio così. Dopotutto, le separazioni possono essere esperite in molti modi diversi, ma frequentemente implicano il doversi confrontare con vissuti negativi, sia che esse siano “utili”, ricercate, desiderate, sia che siano obbligate, indesiderate, subite.
A volte capita che il peso delle assenze diventi molto faticoso da portare, o che, per evitare di sentirlo, il nostro sistema psichico si organizzi con difese o sintomi che influiscono negativamente sulla nostra vita.
Le assenze, divenute presenze, potrebbero riempirci di pensieri e sentimenti indesiderati. In questi casi, rivolgersi a una psicoterapeuta potrebbe aiutare a trovare dentro di sè il modo giusto per fronteggiare le assenze e per renderle presenze che possano arricchire il bagaglio della nostra storia personale diventando una parte di noi elaborata, uno strumento utile anche per il futuro.